EDITTOriale: “ComPOTENTI: Il problema non è Draghi, è che l’Italia è già a fuoco. E qui si rischia di rifugiarsi sopra su una soffitta di tegole cigolanti da cui tessere una ragnatela!”

In questo lungimirante e paradossale paese, riscontriamo come per trovare una sintesi si cerca di dare un indirizzo politico reale e strategico sui punti cardine della politica vera dei prossimi 20 anni come Ambiente, Sostenibilità, Clima, Sanità, Giustizia Sociale, Diritti Civili, Economia Responsabile, Istruzione, Infrastruttura e molto altro, dando sfoggio dell’obsolescenza maniacale da Repubblica Democristiana pur di abbattere gli ultimi cardini di coerenza rimasti in modo frammentario tra questo impoverimento spettrale di una scienza, di un’arte che dovrebbe precludere una certa grazia e una certa classe. Tutto ciò è agio di una direttrice politica che arriva dalla soffitta. Il problema è che purtroppo o meno, pare che questa sia diventata l’unica speranza di salvezza politica a cui siamo ancorati, per certi versi. Un tatticismo estremo che rischia di sfracellarsi al primo errore. Un tatticismo spericolato che ci lascerà col respiro spezzato per altri mesi, e a cui siamo già legati da molti anni.A sentir pronunciare le parole dell’unico vero Responsabile di questa crisi, cioè il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, siamo tutti di colpo diventati un po’ bambini. Bambini ingenui, cullati dalla saggezza di chi ci sta castigando con sofferenza, ma allo stesso tempo, dolcezza. Quello sguardo cupo e pieno di amarezza del nostro Caro, Incontrovertibile, Presidente della Repubblica dopo l’esito negativo delle consultazioni del Presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico, ci dice molto: è lo sguardo punitivo di chi giusto un mese fa aveva invitato la politica a costruire, senza rincorrere ad interessi di parte.La cosa alquanto sorprendente è che, dopo aver invitato a costruire, Mattarella si è trovato costretto nel tendere una sorta di benevolo sotterfugio per costringere definitivamente la politica a costruire. Probabilmente, la farsa dei giorni precedenti la love story tra partiti di oggi, ha interessato positivamente la scelta di un Quirinale che mai si sarebbe aspettato di dover ricadere su un’alternativa subdola e, da taluni incompresa, per cercare di compattare la “rappresentanza responsabile” (chi per opportunità chi meno) in una nuova incognita che può rivelarsi un futuro di prospettiva reale, oppure crollare definitivamente sotto le macerie portandosi via ogni speranza di ricostruzione in questo Paese.Sì, compattarla perché non si capisce come si sia passati da “O Conte, O Morte (Elezioni)” cantato da tutti alla grandissima qualche settimana fa, fino ad arrivare alla vera tesi conveniente del “Sostenere immensamente il nuovo incaricato” con 2 messaggi contrapposti molto scaltri: “chi si dimostra contrario è il nuovo irresponsabile, insensibile, anti-Stato e anti-politico” e “chi si dimostra contrario perde la storica occasione di partecipare al capolavoro di arte contemporanea” proposto in silenzio. La trappola perfetta sotto gli occhi di tutti. Il riuscire a trovare una soluzione estrema sotto una pressione che rischia d’implodere.Se l’unica obiezione di peso consentita, soprattutto per chi era favorevole al Conte Ter, poteva essere, fino a poco tempo fa, l’autorevolezza imposta “dall’alto” di un governo “cosiddetto istituzionale” rispetto ad una figura politica a Palazzo Chigi, nell’auspicarsi un suo appoggio indistinto, ora è un paragone che salta perché viene smorzato. Un rebus sincero, la gravità della situazione trasformata in possibilità.E ci troviamo qui ad analizzare la sconfitta della politica. La sconfitta dell’indirizzo politico, della classe politica attuale. I “professionisti” della politica, che non hanno saputo essere dei veri professionisti e che ora si affidano al “professionismo esterno”, che a sua volta deve rappresentare la politica espressa da quel Parlamento che si è rivelato anti-politico, ritenendo tutto ciò pieno di autorevolezza politica.Cioè, ma non so se capite il circolo vizioso che si è andato creando: un Parlamento che si sfiducia, ma allo stesso tempo si affida il peso di una responsabilità tecnico-politica, facendo passare il messaggio che questa sia un’operazione consueta, nascondendo il fatto che da solo non ce la può fare!Questa è anche la crisi di una democrazia rappresentativa che, stando a quello che ci mostrano, per molti non ha più idea di esistere sotto questa forma, visto che ormai il bilanciamento del potere non vuole essere nemmeno espresso per rappresentatività, ma solo per scaltrezza politica alla Frank Underwood.Dov’è il senso di responsabilità di una persona che apre una crisi e vola in Arabia a presenziare una conferenza come se fossimo in una situazione normale, non capendo la gravità della situazione? Un vero grido d’allarme.Questa è anche la politica dell’Anti-Materia: da un giorno all’altro sono tutti compatti, ma nel NULLA assoluto.Possono tutti essere compatti pur non facendo coincidere mezzo atomo, e ci fanno credere oramai che un atomo sia indivisibile o divisibile a seconda dei punti di vista e dei contesti che si vanno creando.La politica si scinde o si raggruppa al di là delle teorie e delle dottrine. Un vero laboratorio di fissioni nucleari.E state tranquilli che questa materia sarà soggetta a fortissime sollecitazioni che formeranno nuove teorie spazio-temporali, nuove leggi fisiche di cui ancora non conosciamo l’esistenza. E l’esistenza è pur relativa.Ciò ha dimostrato come sia fragile il senso di responsabilità e del limite, tra chi esprime l’opposto del suo opposto e chi esprime una convinzione ancora non riscontrata su questa nuova proposta alquanto vacillante.Beh, almeno nella nostra indecenza siamo dei veri creativi: questa è la vera Italia che studia, che lavora, che produce nella sua più incompleta inutilità e nel suo più evidente opportunismo. L’Italia della Competenza saltuaria: si cercano i Competenti, o forse i ComPOTENTI. E noi siamo tutti componenti della schiera dei potenti. I competenti sono i tecnici, e i tecnici sono l’azione della politica al di fuori del consenso. Il politico è la retorica, è colui che non ha come scopo solo la risoluzione dei problemi, ma è colui che gioca con diverse strategie, spesso in modo semplice, per accaparrarsi consenso. La società contemporanea non risolve la propria complessità con slogan e retorica che non sanno leggere la realtà. Ci dev’essere potenza dell’azione politica. Gilles Deleuze scriveva come è importante indagare la “piega delle cose”, vedere “Dentro le Pieghe” per estrapolare un contenuto. Una ricerca della concettualità non emersiva, che deve essere stimata nei meandri della semiologia. Bisogna occuparsi di dare un senso ad ogni piccola particella suddivisibile. Jacques Lacan diceva che “Il significato è un sasso in bocca al significante”. Siamo continuamente soffocati dal significante. Immersi in tanti segni che ci illudiamo possano raccontarci qualcosa solo in superficie. Ci nutriamo di significati sacrificati al significante, senza trascendere le 2 cose. Senza indagare completamente la nozione mentale concreta dei termini. Ci si aggrappa al significante come unico appiglio per trovare un senso dell’attuale.La politica non è più fondata su principi saldi: la Sinistra non ha un sogno, non ha una visione, un verbo, un’idea di base: progressismo, lavoro, diritti, riformismo, che cosa significano nel dettaglio, nell’approfondimento? Non ci è dato saperlo. E la Destra invece? Parla alle persone in modo chiaro, ma distorce la realtà con un certo effetto. Si propone come una forte, apparente Destra Sociale odierna, attenta ai problemi comuni della gente, va riconosciuto, perché In Italia non c’è più una Sinistra che sta dalla parte dei deboli, quindi chi bene o male evidenzia anche solo la minima sottigliezza sociale sbilenca con superficialità, riesce a tagliarsi attenzione. Può permettersi di parlare con spavalderia come se fosse l’unica soluzione dei problemi.Luca Sommi, autore televisivo e giornalista, osserva in una diretta Instagram: “Com’è possibile che la Destra italiana, in parte figlia del Regime Fascista e della Monarchia si mostra spavalda, e la Sinistra, vera figlia della Resistenza, della Cultura della Repubblica è così sommessa?”. Sì, è sommessa in senso culturale, anche istituzionale, senza quella necessaria “cura dello scettro identitario. Forse sì, la Sinistra di oggi è figlia di un mondo rassegnato, sviluppato su una visione globalista in parte indesiderata. Una struttura che ha fatto sì potesse inglobare la Sinistra nei suoi schemi rigidi, da rimodulare con fatica.E questa spavalderia, in qualche modo, è stata acquisita da un Movimento 5 Stelle che nasce attivo, in un continuo contatto col territorio, partendo dal basso. Una storia diversa, ma trasversale, come le sue idee. Non ha l’esperienza della politica tradizionale (e forse è un bene), ma in qualche modo ha sempre rivolto il proprio pensiero alla “resistenza” contro il sistema (a volte anche fin troppo, visti i risultati del Reddito di Cittadinanza) nella speranza di apportare una linea diretta tra il popolo e l’istituzione. Una scommessa che può rivelarsi anche fatale per ogni democrazia contemporanea.Sempre Luca Sommi osserva come “I 5 Stelle hanno migliorato la politica, hanno portato più sobrietà, hanno imposto trasparenza. Sono stati un bene per la politica italiana. Non hanno fatto tutto bene, magari non erano pronti nemmeno a governare, ma non hanno assolutamente danneggiato la politica italiana (come qualcuno fa intendere), che anzi… Era già molto malmessa.”“Se qualcuno vuole fare un Governo con Draghi, che lo chiamino, non è detto che sia disponibile” (Metà della Stampa) – “Grazie Signore, lo hanno chiamato” (L’altra metà).Il Salvatore della Patria, a capo di questa schiera di ComPOTENTI è il Santo Protettore delle monete uniche e dell’austerity. Non è dispregiativo, è proprio la carriera decisionale e politica di Mario Draghi, passato dalla “Troika” all’apertura al Debito nel tentativo di fondare seriamente quell’unione economica europea che ancora non riesce a mostrare in evidenza i suoi risultati.Iniziamo con il dire che Draghi è stato chiamato sotto “mozione di fiducia” di Sua Maestà Sergio Mattarella, quindi non da Gigi Lo Briscola detto “U Bastuni”. E questo va oltre ogni tipo di comunicazione che si intesta tale Nomina Imperiale al di fuori di chi ne ha il reale dovere e potere come il Capo dello Stato.In secondo luogo, il problema non è Mario Draghi, il problema è vedere come i “tecnici” si possano applicare al nostro contesto politico. Un contesto politico fatto sempre più di scelte di compromesso e meno di visione.E certo, perché questo è un governo istituzionale mascherato, cioè votato da un Parlamento che nel suo vortice contorto deve avere un peso politico decisivo. Tutto è ancora rappresentativo. Questo tentativo dovrà avere una minima colorazione, perché è votato dalla Politica.La guida è tecnica, ma il voto è sempre politico. E rischia di rimanere “tecnica” solamente la spinta. Una guida certamente di peso, ma con un condizionamento accettato positivamente anche da chi lo regge. Questo perché chiunque ricada a Palazzo Chigi, oramai non ha più il potere di fare politica o di guidare un indirizzo politico che sia concreto in maniera numericamente singolare, ma c’è sempre profonda incertezza nell’attuare la propria azione esecutiva. I perni tecnico-ministeriali piazzati da Draghi per gli obiettivi chiave di consolidamento NextGen, di certo possono aiutare.Mattarella ha auspicato un Governo di Alto Profilo con una “Maggioranza che non dev’essere politica”, ma il problema di questa Legislatura è un Parlamento “patata bollente” da utilizzare o rigettare a convenienza. Tutti vogliono tutto a distanza, ma quando poi sono vicini al potere si accorgono che conviene averne poco o tanto a seconda delle situazioni (soprattutto oggi), pur di restare a fare casino e decidere comunque sotto velate sponde. E stiamo scoprendo in questi minuti che la fragilità del Parlamento può essere la stessa forza.Può convenire, ma allo stesso tempo non convenire più a nessuno esprimersi nella propria capacità esecutiva.La debolezza che si trasforma in forza.Ha detto bene Stefano Massini a Piazzapulita qualche settimana fa: “La politica dovrebbe prendersi le sue responsabilità, soprattutto quando la situazione si fa drammatica, e non chiamare qualcuno a salvare la baracca, altrimenti non veniteci a parlare di antipolitica.”E qui si evince un altro problema: quali sarebbero le politiche di un Governo considerato come “Tecnico”, votato da componenti che hanno una visione ben distinta, se non totalmente contraria, in cui si dibatte del tutto e del contrario di tutto in maniera frivola. Quali risposte coese, efficaci, forti può dare in fatto di Ambiente, Sanità, Inclusione, Civismo, Istruzione, Impresa sociale (magari!)? Possiamo restare ordinari ancora per qualche anno?Certo, la politica ha fallito, ma rimane nobile. Fare politica è un mestiere nobile (certo, oggi svilito), quindi non può prendersi una pausa, non è il momento per rimanere neutrale se si vuole un vero cambiamento.Ci sarà un’Agenda Onu in prospettiva 2040, quella in Prospettiva 2100, quella in Prospettiva 2500, un po’ preliminare come la bozza dell’ultimo Recovery Plan? Magari sempre uguale, con gli stessi punti, decenni dopo decenni? Io credo che questa sia un’ipotesi molto rischiosa da considerare.Sembrerebbe l’ennesimo compromesso al ribasso che vuole annientare la prospettiva. La fine storica di una fase repubblicana silente, non accertata. Un suicidio di una classe dirigente che continua a fallire senza curarsene, di una maggioranza che non sa agire e di un’opposizione che non sa proporre alternative credibili. Una vera operazione regressiva, non progressiva. E qui arriva la risposta redatta dalla saggezza del Presidente Mattarella che ha compiuto l’azione politica più incredibile degli ultimi anni. Si sta realizzando la famosa frase “dell’arbitro che diventa determinante quando i giocatori si dimostrano sleali”.Bisogna comunque smetterla con la retorica distorta secondo cui è sovversivo o meno non appoggiare Mario Draghi per la sua carriera e per il suo curriculum. Il governo è migliore o peggiore sulla base di ciò che si fa, di cosa si propone, di che modello di sviluppo si applica, di che idea di Stato o di Economia si ha, non per via di una competenza. La politica è passione, progetto, idea, sensibilità istituzionale, del sentimento civico, popolare, cosa che invece si contraddice in una politica che continua a giocare per il proprio interesse di parte, ad uso e consumo di pochi “professionisti” privilegiati. La competenza non è tutto in politica. Se la competenza dev’essere un maxischermo posto dinanzi la folla, è molto meglio l’ignoranza. Diventa un maxiScherNo in cui vige un regime di potenza, di virilità, di massimizzazione degli aspetti vigorosi dell’uomo.Un uomo politico è colui che sa discernere la realtà in virtù delle sue doti culturali e la sua capacità di indirizzare. Il politico non dà l’indirizzo in virtù degli studi che ha fatto o se ha gestito qualcosa, ma concretizza la sua linea nella visione sociale e culturale che pone all’orizzonte.Sommi precisa con un esempio di forte attualità: “Boris Johnson ha fatto i migliori college, ha un alto livello d’istruzione, è di ottima famiglia, eppure la Gran Bretagna ha affrontato la pandemia con pieno ritardo, con scelte sbagliate, quasi verificando un disastro economico e sanitario assoluto. Trump ha costruito l’America, è l’uomo del fare, eppure ha gestito male la pandemia.” E io aggiungo che Trump ha anche risvegliato sentimenti negativi nel paese. Non è sempre vero ciò che sembra vero. Sommi aggiunge ad Omnibus: “Serve un fronte d’intenti, un orizzonte ideale. Un uomo colto che sa dove va il mondo, mica uno che ha gestito. Il politico deve conoscere la “concertazione”.Concertazione, cioè il sapersi mettere realmente a tavolino con la realtà, quindi con la società, per estrarre il sunto di ciò che la parte sociale necessita. Ciò di cui ogni uomo nella sua nobilitazione da cittadino esige.Un grande problema dello scenario politico attuale è proprio la personificazione delle ideologie e dei contenuti (influenzata sicuramente da una memoria molto corta). Una personificazione analizzata un po’ a simpatia: il ricordo del “passato di comodo” tramite una comunicazione ingannevole.Quando il nuovo Principe d’Arabia si intestava e osteggiava il suo Referendum Costituzionale e l’abolizione dell’Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori garantendo il libero arbitrio imprenditoriale, non c’era mezzo briciolo di considerazione contraria che avesse potuto tacciarlo di essere sulla strada opposta. Era il nuovo pupillo della “Third Way”, il Tony Blair che avrebbe coniugato la Giustizia Sociale con il Libero Mercato. Sì, forse al Libero Massacro. Oggi per qualche cronista è anche il vero vincitore.A riguardo di Giuseppe Conte, per quanto abbia ripudiato l’alleanza tra 2 forze così stravolgenti, estreme e fin troppo determinate nella loro spregiudicatezza (certo, una da me ritenuta positiva e l’altra no), ancor prima dei Decreti Sicurezza (forse anche della Formazione del Conte I) veniva respinto da un muro di vilipendio mediatico, come se fosse la figura simbolo caricaturale, goffa ed estrema di quell’alleanza, assoggettata alla politica.Quel Conte nominato “Burattino” nel Febbraio 2019 all’Europarlamento, da quel Guy Verhofstadt vero “Leader Burattino” dei finanziamenti di alcune multinazionali dati a vari gruppi politici europei, tra cui il principale, il suo ex gruppo dell’ALDE (circa 400 mila euro e passa), in passato anche indagato per conflitti d’interesse a favore di alcuni amici imprenditori. Lo stesso Conte che ha saputo farsi valere come figura consapevole guadagnandosi stima internazionale, in parte anche grazie alla conquista di quei 209 miliardi di Recovery Fund portati a casa insieme ai Ministri Amendola e Gualtieri, e che ora esce da Palazzo Chigi (forse lasciando socchiusa la porta) .Una persona che, a contrario del “disfattore di Rignano”, che ha distrutto egli stesso e il Centro-Sinistra riducendolo in correnti e frattaglie, fautore del Nuovo Rinascimento di Riyadh (che sicuramente, per lo Statista ha più importanza di quello Italiano), con i suoi comprovati limiti, è riuscita a connettere la parte più razionale di 2 poli politici (che pareva non avrebbero mai potuto conciliare mezzo punto di contatto) nel tentativo di trasformarli in campo comune che, al di là dell’appoggio al Governo Draghi, probabilmente vedrà coniugare le proprie forze in vista delle prossime elezioni comunali e regionali. Quel Conte che si è espresso trascinando la manovra progressista, finalizzando l’assist di Sua Maestà Sergio Mattarella e firmando come attore co-protagonista il copione fantasma del Quirinale, attraverso qualche minuto di sublime scaltrezza che ha annientato tutto lo scetticismo delle ultime settimane: la creazione dell’ASS (Alleanza di Sviluppo Sostenibile).La domanda è: che fine farà il nuovo ASSe o ASSet politico? Speriamo che la sigla non debba alludere ad altro.Conte ha fatto l’unica cosa che poteva fare, dimettersi, dopo che la ex maggioranza non è colpevolmente riuscita a vivere, mentre Draghi è uomo di spessore innegabile, non si discute, ma rimane uno spessore categorico. Il fatto di essersi scelto autonomamente i Ministri è un segno positivo per lui. Non per la politica, che gioca al personalismo e alla carriera quando conviene, ma non sa nemmeno più influenzare scelte di questo tipo nel concreto. L’operato si discute a partita chiusa. Di certo, tra tutte le opportunità di costruire il quadro che si avevano, quella di ricreare un “Governo del Passato” con le ComPOTENZE dei vari Governi Renzi, Berlusconi, Conte, sembra una selezione temeraria per chi ha la nausea verso una solita politica becera. In più, mi duole far notare come quella sorta di “Centrismo” che ha fatto cadere il Governo Conte II con motivazioni relegate alla “cultura del fare”, non ha ottenuto in più nemmeno mezza posizione.D’altronde, se questi sono i migliori, siamo così convinti che parte di quelli di prima dovevano essere i peggiori?Purtroppo, vediamo già qualche miccia accendersi con lo scontro tra regioni e governo sulla riapertura delle stazioni sciistiche o infelici frasi riprese dal passato che creano consenso, come quella del Ministro della Pubblica Amministrazione, un settore già non propriamente amato da coloro che non ci lavorano.L’unica possibilità di riscatto è il non continuare nello spettacolo indecoroso offerto finora. C’è necessita di una visione lucida, oggettiva, verticale, semantica. Ciò si traduce in una sintesi ordinaria forzata, ma teoricamente corretta. O meglio, sviluppata in modo corretto date le conseguenze dei danni. Si può, non dico salvare la politica attuale, ma almeno segnare una rottura con il “modus sopravvivendi” precedente.Eppure, siamo così sicuri che si smorzerà la battaglia per qualche settimana, e finita la luna di miele, non torneremo più al furore dei mesi e degli anni precedenti? Un’occasione dispersa, un matchpoint fallito, si stravolge nell’ultimo minuto di riscatto di questo storico e intramontabile incontro trasmesso come intrattenimento politico-sportivo cui siamo legati da mesi per ovviare al pensiero, cercando di smorzare giorni complicati e pieni d’incertezza con qualcosa che pare estraneo ai fatti, ma può rivelarsi l’ennesimo colossal della saga degli ultimi decenni.


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